Siamo all’inizio di Novembre e, secondo il calendario cinese, all’inizio della stagione invernale.
Diversamente da noi, infatti, i cinesi posizionano le stagioni “intorno” ai quattro eventi astronomici (solstizi ed equinozi).
Quindi l’inverno è “centrato” intorno al solstizio e dura da inizio novembre a inizio febbraio; e questo è il motivo per il quale l’anno cinese comincia a inizio febbraio.
Comunque, si tratta di una convenzione, sensata e accettabile quanto quella a cui siamo più abituati.
Come anticipato nel post precedente sulla “Discesa della brina” (http://www.albaspina.it/2015/10/23/shuang-chiang-discesa-della-brina-24102015-8112015/), questo periodo è ottimo per i nuovi impianti, e anche per i trapianti.
Le piante ormai sono a riposo ma la terra non è ancora gelata; sono frequenti le piogge per assestare le radici che, alla ripresa vegetativa in primavera, si troveranno già nella nuova sede; se si devono trapiantare piante erbacee perenni, è ancora possibile dividere i cespi.
Sembra banale dirlo e scriverlo, ma una buona buca d’impianto è un enorme passo in avanti verso un felice assestamento di una pianta nella sua nuova sede.
Riporto qui uno schema pubblicato dall’Università della Florida, che ben rappresenta gli aspetti più importanti per mettere a dimora un arbusto o un albero. (*)
Se la pianta è in vaso, è sufficiente ricordarsi di riempire la buca con un buon terriccio, mescolato a compost e parte della terra estratta dallo scavo; in questo modo i microrganismi locali potranno svilupparsi in tutta la zolla e le nuove radici troveranno un ambiente soffice, che trattiene bene l’acqua, e ricco di nutrienti per un assestamento iniziale più rapido.
Prima di piantare, osservate il pane radicale: se trovate radici spiralizzate, cercate di scioglierle delicatamente, oppure tagliatele; se la zolla è troppo compattata, sminuzzatela, mettetela a bagno, togliete quasi tutto il terriccio e poi operate come fareste con una pianta a radice nuda.
In questo secondo caso (radice nuda) oppure se state traslocando una pianta da un altro luogo del giardino, un’operazione aggiuntiva molto utile è l’inzaffardatura.
Questa è una pratica tradizionalmente usata per arbusti e alberi, e fortemente consigliata in agricoltura biodinamica.
Si tratta di immergere le radici della pianta in un impasto costituito da letame e bentonite, oppure letame e argilla, diluiti con acqua fino ad ottenere una densità simile ad una maionese.
Nella versione biodinamica, si aggiungono anche un decotto di equiseto e il preparato Cornoletame e si dinamizza il tutto, cioè si mescola con movimento regolare (per circa un’ora!).
Chi, come me, ha difficoltà a trovare del letame di mucche o cavalli ben nutriti e ben allevati, liberi di pascolare e non “bombati” con ormoni o antibiotici, può sostituirlo con i panelli di ricino; in questo caso è meglio un miscuglio composto da ricino, argilla, bentonite e l’utilissimo decotto di equiseto oppure acqua per ottenere la corretta densità.
Con questa cura aggiuntiva, le radici della pianta saranno protette da traumi e potranno svilupparsi velocemente e bene.
(la foto è stata tratta dalla rivista Vita in Campagna)
Ultima accortezza: in terreni ben drenati, o in zone con estati asciutte, è bene creare un piccolo invaso intorno al nuovo esemplare, dove l’acqua piovana o quella di irrigazione si possano raccogliere ed essere ben assorbite dal terreno intorno alle radici; in caso invece di terreni con ristagno d’acqua, oltre a preparare una base di drenaggio sul fondo, ad esempio mescolando terriccio e sabbia o addirittura due manciate di ghiaia, è meglio creare un piccolo monticello, in modo da facilitare lo sgrondo dell’acqua lontano dal fusto.
Se invece dovete piantare delle erbacee perenni provenienti da un vaso, ricordatevi di smuovere delicatamente il pane radicale, fate una buca generosa, in modo da arricchire la zolla con un bello strato di terriccio e compost, e piantate, premendo bene ai margini (non al centro); io lo faccio con le dita delle mani e non con i palmi, in modo da assestare la zolla senza compattare il terreno.
Per finire e per riposarvi, magari mentre fuori piove e completa il vostro lavoro di impianto in modo perfetto, due suggerimenti di lettura, entrambi nati per l’orto o in generale per le colture alimentari, ma che contengono utilissime indicazioni applicabili anche nel giardino ornamentale.
Il primo, più semplice, è un libro classico, “Orto e frutteto biologico” edito da Giunti Demetra.
Il secondo è estremamente illuminante e completo, scritto da un profondo conoscitore delle tecniche di coltivazione naturali, che ha approfondito e sviluppato, con innovazioni geniali, attraverso la pratica e l’esperienza personale, “The new organic grower” scritto da Eliot Coleman edito da Chelsea Green Publishing: i capitoli sulla terra, i metodi di coltivazione e di accrescimento della fertilità sono meravigliosi.
Allora, avete affilato la vanga?
(*) illustrazione di Edward F. Gilman, professore del Dipartimento di Orticultura presso l’Università della Florida-USA